Napoli – Dinamo Kiev, il punto della partita e il punto della situazione

reina_napoli_dinamoIl punto della partita. Il Napoli rimanda all’ultima giornata la decisione sul suo fato. Non va oltre il pareggio con gli ucraini della Dinamo Kiev. Sull’altro campo, Benfica e Besiktas, dopo un recupero nel finale, finiscono sul 3 – 3 e gli azzurri, forse non motivati abbastanza, non riescono ad avere il giusto mordente. Gli azzurri non hanno il giusto approccio, è ciò che lo stesso Sarri dichiarerà. Gli avversari non sono mammolette, hanno una buona proprietà nel palleggio (49% di possesso palla), ma sono abbastanza innocui davanti alla porta azzurra (6 tiri, e nessuno nello specchio). Dal canto suo, il Napoli non è il miglior Napoli. In altre partite non aveva raccolto nulla giocando meglio, con la Dinamo va meglio. Il Napoli alterna la guida della partita con gli avversari, ed è più pericoloso. Nella prima frazione, mentre mantengono il possesso palla, tenendo alta la difesa, gli avversari lasciano degli spazi. Ma gli azzurri non sfruttano queste occasioni: Insigne, solo in area, non sa che fare e frana, cade al tappetto colpito da un fendente invisibile (inciampa sul terreno di gioco) e Mertens, tutto solo al centro dell’attacco, si fa ribattere il pallone dal portiere avversario in uscita.

Anche nel secondo tempo non mancano le occasioni, qualche tiro forzato di Insigne, un tiro di Hamsik e 2 ottime conclusioni di Gabbiadini, che da fermo, in un fazzoletto di campo, impensierisce il portiere avversario. Gli azzurri non si fanno mancare qualche piccola incertezza difensiva (ma nulla a confronto degli svarioni che sono costati caterve di punti) e il mezzo suicidio di Reina in presa alta. Ad un Napoli meno sicuro delle scorse partite, sempre poco incisivo in fase finale di azione, non resta che accontentarsi di 1 punto, che lascia la classifica invariata. Si deciderà tutto in Portogallo col Benfica. E in quell’occasione potrà accadere di tutto.

Il mio punto della situazione. La reazione di media e tifosi alla partita del Napoli è stata, ovviamente, negativa. E si cumula con una critica alle prestazioni della squadra, che va avanti da 10 partite, dal dopo Napoli – Benfica, che ha visto il Napoli raccogliere molto meno della prima fase della stagione. La critica è estrema per quanto riguarda i tifosi, ed è tipico del tifoso medio. E le colpe vengono cercate, come accade spesso, a turno nei giocatori, o nel mister o nella presidenza. Per qualcuno uno dei colpevoli, e di questo risultato e degli ultimi tempi, è Sarri, che pure attraverso le sue dichiarazioni (quelle rilasciate nel dopo partita di Napoli – Dinamo Kiev), guida la critica sulla sua presunta mancanza di personalità o di carisma, sulla sua abilità nel gestire la rosa, o la sua capacità di guidare alla vittoria una squadra di vertice come il Napoli. Qualche responsabilità ce l’ha anche lui, d’altronde è il timoniere della barca, e se la barca vira troppo, è lui che la deve riportare lungo la rotta giusta. E non tramonta mai la critica sul tardivo inserimento dei giocatori, ed in particolare di Marko Rog, ancora con zero minuti in campo, ed effettivamente l’attesa per il nuovo acquisto sta diventando lunga. Ma ragazzi, dimentichiamo troppo presto quanto ha fatto. A questo si aggiunge la critica al singolo giocatore. Insigne, nonostante i 2 gol contro l’Udinese, è ancora troppo molle, troppo fragile, e troppo esigente dalla sua condizione psico-fisica del momento, evidentemente ancora non all’altezza. E poi c’è la considerazione sull’utilizzo di Mertens. Il belga viene sprecato nel ruolo di attaccante centrale, ma è diventata un’esigenza azzurra per la mancanza di Milik e le recenti assenze di Gabbiadini per decisioni arbitrali e per infortunio. Ed effettivamente il Mertens della fascia è tutt’altra cosa. C’è chi si chiede se un cambio di modulo possa aiutare, il 4-3-1-2, il 4-2-3-1, o il 2-2-6, e se il Napoli li possa supportare. E quindi si disquisisce sui possibili giocatori da schierare. La questione è complicata, perché, secondo il mio parere, sarebbe un salto nel vuoto, che potrebbe risolvere qualche problema, rendendo l’area avversaria più densa di attaccanti, ma creandone degli altri. E poi toccherebbe capire chi schierare come mediani, bisognerebbe trovare il trequartista, e chi sacrificare tra i 3 in attacco, ecc. ecc. Il tutto, a discapito dell’equilibrio tra i reparti e in fase difensiva, che nonostante gli errori dei singoli, è ancora prerogativa di questa squadra. E il presidente? E’ sempre caldo il suo nome. E non mancano i dubbi sulla scelta del secondo attaccante, in fase di calciomercato. E lo stesso Reina, capopopolo azzurro, è sul patibolo, reo di aver dimostrato di non crederci, di essersi arreso. Lo spagnolo forse è reo di essersi reso conto che la squadra non ne aveva più o che forse un punto con la Dinamo, sì, proprio con la Dinamo, era fondamentale. La perdita di tempo era fondamentale per non rischiare di subire il gol nel finale, forse il 2-3 col Besiktas è ancora un vivido ricordo.

Forse il portiere azzurro ha capito la situazione del Napoli molto meglio di tanti tifosi, che pretendono cose, che forse non possono avere dal Napoli. Forse si pretende qualche cosa che non si può avere da questo Napoli, che non si può avere da una squadra che ha perso alcune sue sicurezze. La squadra è quasi sempre capace di fare il suo gioco, e anche quando ritrova l’attenzione massima in fase difensiva, come è sembrato che si sia verificato con la Dinamo, davanti non è cinica. Le manca il centravanti, l’uomo che possa tenere occupati gli avversari, l’uomo che possa far salire la squadra, un ariete come Milik, o il miglior Gabbiadini, che da fuori possa infilare il portiere avversario con i 2 tiri scagliati contro la Dinamo. Il Napoli è questo, e non molto di più. Almeno ora è così. Siamo questi, e contiamoci, da qui il Napoli deve partorire le sue sorti nell’immediato, aspettando il mercato di riparazione e tempi migliori.

Ho preteso di recente, ho preteso che il Napoli decidesse cosa fare, da abbonato dopo la disfatta di Bilbao, da eterno ottimista sul Napoli, da uno che dal carro non ci è mai sceso, anche quando la notte era buia, ma ora capisco che il Napoli non può più di questo. E la colpa di chi è? “Colpa” è una parola che non mi piace, non voglio usarla oggi, forse meglio usare la parola “responsabilità”. Le responsabilità. Sì, le responsabilità sono di tutti, dei giocatori, del mister, del presidente, e anche dei tifosi. Ma non sono immuni da responsabilità la dea bendata e il fato, che ha deciso di togliere a questo Napoli la strada per dimenticare il suo vecchio idolo, a favore di un giovane polacco. Chi più e chi meno deve fare il proprio lavoro, e il più complicato spetta al mister, per guidare la squadra al raggiungimento di quello che sembra l’obiettivo principale, e cioè una delle prime 3 posizioni in campionato. Non sono preoccupato dalla Champions League, sarebbe un onore qualificarsi per gli ottavi, ma questo Napoli non può di più, e se il Napoli dovesse arrivare terzo nel suo girone? Quanto potrebbe giovare al Napoli la partecipazione ad una competizione più abbordabile, come l’Europa League?

Anche su Il Mediano Sport.

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